Ask the boy Trasgressione educativa

Ask the boy Trasgressione educativa

Uno studente di 17 anni delle scuole superiori che gioca molto bene a calcio e che definiresti un “bravo ragazzo”, riguardo la tematica sulla liberalizzazione delle droghe dice: “Se legalizzassero le canne nessuno ne farebbe più uso, né qualcuno continuerebbe a spacciarle …non ci sarebbe più il gusto di fare qualcosa di vietato…”.

Facciamo una riflessione sul significato che può assumere per il ragazzo la trasgressione e sul ruolo che potremmo assumere come educatori scout. La trasgressione può essere qualcosa di costruttivo per la personalità del ragazzo, anche se tale termine echeggia in noi qualcosa di negativo che spesso associamo ad altri termini come disagio o devianza.

Se “i nostri giovani” ci possono apparire “bravi”, in realtà quanto di loro conosciamo, su quello che fanno o con chi vengono a contatto, al di là delle tre ore del sabato e della domenica che trascorrono con gli scout e di quanto tutto ciò partecipi alla formazione della loro persona? Bisogna aver chiaro che i giovani, visto il contesto sociale in cui vivono, hanno ben più possibilità e facilità di sperimentare se stessi sul campo del proibito di quanto noi non ci accorgiamo, complici una famiglia un po’ distratta, delle amicizie molto varie, una scuola che stanca, il gruppo sportivo che spreme, la parrocchia che non attira e forse gli scout che un po’ si ripetono.

Innanzitutto conosciamo il meccanismo che porta alla trasgressione: dal primo desiderio forte di crescere, di esplorare, per creare una personale mappatura fisica e psichica, di uscire da se stesso, per sperimentare, si passa poi a un desiderio di ritornare “dentro di sé”, magari ancora più bambino di prima, per non portarsi addosso quel bagaglio di responsabilità che si deve assumere per ciò che il proprio gesto ha provocato.

Questo movimento di uscire, entrare, ri-uscire e rientrare, avviene molto più frequentemente di quanto noi pensiamo, perché subentra quella convinzione di reversibilità che porta a sostenere che “tanto quando voglio posso smettere”.

Nel frattempo quello che poteva essere un gesto puramente trasgressivo potrebbe divenire un rito abituale, ripetitivo, un vizio e quindi spia di un disagio che, se non rilevato, può trasformarsi in devianza. Pertanto in queste peregrinazioni dei ragazzi diventa fondamentale che ci sia al fianco un capo, un educatore capace di recuperare all’interno dello scautismo quelle “componenti trasgressive forti”: pensiamo al challenge, all’hike, ma anche alla caccia di branco, alla strada, alla dimensione avventura, strumento pedagogico fondamentale per un sano trasgredire.

Ma anche capace di fare ascolto e in grado di ricavare spazi reali, all’interno della riunione, di incontro con i ragazzi per lasciare che i giovani raccontino dei loro “viaggi”, dei loro successi od insuccessi scolastici, delle avventure amorose, di chi hanno incontrato e che cosa hanno provato.

Ask the boy – (Baden Powell)

Buon Ascolto a tutti!

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