Testimone vivo che ci educa Come Dio educa il carattere

Testimone vivo che ci educa Come Dio educa il carattere

Nel Vecchio e nel Nuovo Testamento troviamo due modi di educare: prima Dio si rivela attraverso le persone e tramite loro giunge a noi il suo messaggio, mediato dalle esperienze degli uomini che Dio sceglie; nel Nuovo Testamento è Dio che si autorivela facendosi uomo.

Ci mostra così il suo modo di essere uomo con azioni e parole, diventa quel testimone vivo che in modo diretto ci mostra la via, ci educa. Nel Vecchio Testamento, se prendiamo la vita di Abramo, scorgiamo un forte rapporto di fiducia tra uomo e Dio, per cui Abramo si fida di Dio senza avere né prove né certezze

“Va’ via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va’ nel paese che io ti mostrerò: io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione”. (Gen. 12, 1-3)

Il profeta Giona si arrende di fronte all’insistenza di Dio; nonostante lui volesse scappare dalla missione che Dio gli aveva affidato, i messaggi di Dio, lo conducono a predicare il Suo nome

“«Alzati, va’ a Ninive, la grande città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me.» Ma Giona si mise in viaggio per fuggire a Tarsis, lontano dalla presenza del Signore”. (Giona 1,2) 

Infine il profeta Geremia: egli sente l’estrema difficoltà e la fatica di seguire Dio, ma accetta il suo compito, e ci ricorda che il rapporto forte con Dio è una relazione viva con Lui che ci dona quel fuoco ardente dentro che ci fa superare ogni difficoltà “…Io sono diventato, ogni giorno, un oggetto di scherno, ognuno si fa beffe di me. …Sì, la parola del Signore è per me un obbrobrio, uno scherno di ogni giorno.

Se dico:

«Io non lo menzionerò più, non parlerò più nel suo nome», c’è nel mio cuore come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzo di contenerlo, ma non posso.” (Geremia 20, 7-9) 

Ma la rivoluzione avviene nel Nuovo Testamento. Dio si fa uomo e viene ad educarci in prima persona, con i fatti, non più attraverso le parole di altri. Ci insegna la tenerezza: noi ci dobbiamo donare anche con i nostri difetti; ci sentiamo amati da Dio perché figli suoi, non perché uomini perfetti. L’amore non è condanna ma perdono.

“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” ...”Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?” Ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più”. (Gv 8, 6-11) 

Ci insegna il sacrificio verso gli altri.

 “Se uno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua.” (Mc 8, 34-38) 

Ci chiama alla comunità con i nostri fratelli

“...se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio perché è nei cieli. Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. (Mt 18,019-20) 

Ci chiama ad accogliere il dono dello spirito, perché umanamente non siamo capaci di amare i nostri nemici “…lo Spiro Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto.” Gv 14, 25-26) E per capire e seguire l’educazione che Dio ci mostra è necessario un rapporto vivo e continuo con Lui nella preghiera dove da figli ci rapportiamo sinceramente e umilmente al Signore modello di vita.

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